Un libro “Contro i Notai”: caso letterario o facile operazione acchiappaconsensi?

Un libro “Contro i Notai”: caso letterario o facile operazione acchiappaconsensi?

Dico la verità: un libro “Contro i Notai”, a prima vista, non dovrebbe infastidirmi, nè interessarmi troppo; non ho mai amato le manifestazioni “contro”, sarà che sono un inguaribile ottimista, ma io sono per le manifestazioni, i libri, le canzoni “pro”, per un valore, e non contro persone, specie se individuate genericamente e senza distinzioni per la loro categoria di appartenenza.

Ad ogni modo, dopo qualche settimana dalla lettura della pubblicità, scopro che nel libro dei giovani Carlo Tecce e Francesco Morello si parla anche di me, e di questo blog, su cui ogni tanto, nei ritagli di tempo, scrivo.

Prima espressione: stupore. Stupore condiviso da tutto lo staff dello studio, in primis dai praticanti: il Notaio Carbone citato in un libro “contro” i Notai.

Ma non è quello che perde ore su facebook per parlare coi praticanti, allievi e non? Quello che (chissà poi per qual motivo) dispensa consigli anche sulla vita e sulle scelte personali? Quello che “non si sa perchè”, è così gentile? E si commuove sempre, a costo di risultare stucchevole? Quello che nel suo studio trascorre ore a correggere elaborati anche dei non iscritti alla sua scuola? Quello che va gratis fino a Torino per offrire una lezione e “gettare un ponte tra scuola privata e scuola istituzionale”?

E che ci fa uno così in un libro denuncia dei privilegi dei Notai, che mira a sottolineare i vantaggi di un ruolo istituzionale, enfatizzandoli (“fondono le migliori qualità dei liberi professionisti e dei dipendenti pubblici”) e simmetricamente sminuendone oneri e responsabilità, in un libro che narra le peregrinazioni dei praticanti, sballottati da uno studio a un altro come inutili pedine, messi a svolgere mansioni inutili, manifestando dei Notai la parte più egoista e insensibile alle esigenze dei futuri Notai?

Capirete la curiosità. Invero, capirete anche una punta di soddisfazione: in fondo, è segnale di attenzione per questo blog.

Acquistato e letto il libro (i libri non si raccontano, si leggono, ed anzi esistono in quanto letti), ho capito il motivo.

C’è un filo conduttore, in questo libro, che pur manifesta una certa abilità letteraria almeno a capitoli alterni (una delle due penne è superiore all’altra?), ed è quello del “lanciare il sasso”, del creare una provocazione.

A mio parere però, tutto ciò non si incardina in discorso compiuto. Molte ombre si intravedono, ma quando la curiosità del lettore si accende, finisce il capitolo, e si passa ad altro, con qualche rinvio qui e là a “quanto detto prima”… che poi, torni indietro, e non c’è.

A me non dispiace, in toto, com’è condotto il libro, anzi in alcuni punti mi è piaciuto, anche perchè non mira alla dissoluzione della categoria; in più punti anzi si sottolineano il livello della prestazione giuridica e consulenziale e la complessità dei casi da sottoporre al Notaio. Interessanti sono le analisi di sistemi alternativi al Notariato, in alcuni Paesi anglosassoni, con la costante citazione dell’inefficienza cronica della Pubblica Amministrazione, tra le cause dell’importanza, oggi, dei Notai, nel vecchio Continente.

Gli Autori però non resistono alla tentazione di qualche populismo: i Notai ricchi, il coordinato da scrivania di Louis Vuitton, gli studi al centro di Roma, la scuola a via Botero a Torino, il “sistema delle scuole” … non proprio gli aspetti centrali, ecco.

In tutto il testo v’è un continuo riportare dati ed opinioni, qualche volta anche coincidenti con la realtà, declinati in modo anche furbo, senza accorgersi (?) che così si dà  un risultato non del tutto veritiero.

Così, si narrano storie di persone che decidono di vivere in Grecia anzichè in Italia dopo aver visto il completo da scrivania di Louis Vuitton del notaio italiano (ma poi chi è che ha tanto cattivo gusto?) e la maglietta bianca sotto la giacca del collega greco (se uno sceglie lo STato in cui vivere in base a questo, credo davvero abbia pochi problemi cui pensare), di voci su brogli ai concorsi, con riferimenti alla Procura e poi … boh, la questione sparisce, e si passa al capitolo successivo. E la verità dov’è? Un libro denuncia deve dire verità, a mio parere … perchè Morello, perchè Tecce non ce le dite, se le conoscete?

In tutto il libro si presuppone una sicura dimostrazione di cose che però non sono mai dimostrate con dati certi o esiti formali: nessun episodio ha un esito, esclusi un paio di casi finiti con condanne della magistratura, relativi a condotte di singoli Notai e non alla gestione del sistema. Del presunto potere nero di questa categoria che “conviene”, dalle porte d’oro e dalle scrivanie griffate, non si riesce ad avere dimostrazione. Addirittura trovo citate le parole di un commissario del concorso di ottobre 2010, quello annullato per intenderci, quel commissario che, come ho già scritto altrove, prima consente che entri una traccia preconfezionata e poi si vuole sottrarre, dicendo che è tutta colpa d’altri. Ho già detto cosa penso di questo: l’approvazione è collegiale, indi l’episodio va additato per tutti e non per uno. Ma siccome il commissario in questione scaricava tutto su uno e parla male della procedura (come non ne fosse parte) gli Autori lo ergono a novello oracolo, infarcendo un intero capitolo di dichiarazioni virgolettate, come potessero dimostrare qualcosa.

https://www.notaiocarlocarbone.it/blog/archives/92

Si  ipotizza poi un “contrasto” tra il Notaio Carlo Carbone e una utente di questo blog, la simpatica pucci, a proposito di come Report, su raitre, ha trattato la vicenda del concorso annullato. Il link è sopra, per chi voglia leggerlo.

E, al massimo, si avvicina questo blog (p. 63) al pianeta notai: proprio la persona meno indicata il Notaio Carbone, basta leggere un po’ meglio questo stesso blog, e i miei interventi sul futuro del Notariato. Io credo in questa funzione, ma questo è un blog assolutamente libero.

https://www.notaiocarlocarbone.it/blog/archives/153

E poi, Pucci veniva in soccorso: “Penso che chi avrebbe potuto parlare per dire qualcosa di diverso non l’abbia fatto …” insomma, rimpiangeva il silenzio di chi avrebbe potuto dare una risposta alle facili illazioni.

Ancora: si attribuisce valore di massa ad un gruppo antinotai creato su facebook, di 2.000 anime, pur riconoscendosi, invero, l’esiguità del numero.

Ed ancora: la modifica alla tariffa del 2002 è ripetuta fino alla nausea, con percentuali diverse; l’aumento è ora del 60% “rispetto ai prezzi degli anni 80” (p. 60), ora del 25-30% rispetto alle tariffe del 1986 (p. 42). Qual è la verità? Fortuna che il libro non è ancor più lungo, o forse l’aumento diventerebbe dell’80%.

Ma la messe di notizie è tanta: così, a pagina 31 si fa riferimento al famigerato emendamento Lulli (il nome di chi lo presentò è stato dimenticato, o forse non si aveva tempo di cercarlo), e con un’incredibile imprecisione si parla di “autentiche su passaggi di beni mobili fino a centomila euro”. Beni mobili? E da quando i Notai autenticano passaggi di beni mobili? Addio alle regole del possesso, alla traditio brevi manu, all’acquisto senza onere di forma? Evidentemente no: l’emendamento riguardava i beni immobili, per i quali occorre ai fini della pubblicità nei registri pubblici, un atto pubblico o autentico… per i beni mobili (non registrati) il notaio non è mai servito.

E poi, autentica? Il Notaio esiste per ricevere atti pubblici, per farsi interprete della volontà privata, nella c.d. indagine di volontà, e consacrarla in atto pubblico, questo può farlo solo il Notaio … il potere di autentica è uno dei ministeri notarili, ma non l’unico, anzi nell’impianto generale è quello meno importante.

Voglio però fermarmi ancora su questa pagina, perchè è la più “densa”: si continua dicendo che la modifica avrebbe interessato “di striscio il patrimonio dei Notai” … si parlava di valore di 100.000 Euro .

Qualcuno però dovrebbe spiegare che, allo stato attuale, e fino alla (annunciata da Monti) riforma del catasto, il valore catastale di Euro 100.000 individua la stragrande maggioranza degli immobili, in quanto è concetto ben diverso dal prezzo di compravendita! Il valore catastale Euro 100.000 riguarda immobili che hanno un prezzo almeno del quadruplo, indi circa Euro 450.000 … questa modifica tocca “di striscio” l’attività dei Notai? Beh se gli Autori vivono in zone in cui  prezzo Euro 450.000 è inferiore a quello della maggior parte degli immobili, beati loro … però nel più dell’Italia la situazione non è questa.

Lo stesso equivoco è cavalcato a p. 42, ove si sciorinano le tariffe notarili per un immobile di Euro 370.000.

Ancora, non v’è una specifica dimostrazione di alterazioni nella procedura concorsuale, eppure i vincitori di concorso sono definiti “miracolati”… Secondo me, o si dimostra che c’è marcio, e allora sono “imbroglioni”, o non si dimostra e allora altro che “miracolati”, sono l’eccellenza, in quanto superano un filtro durissimo, con un rapporto di 1 a 10 tra vincitori e candidati. Anche su questo, a p. 73 si parla di “uno su venti o trenta” … in media abbiamo numero di consegne non superiore a dieci volte i posti. Certo guardando il numero delle domande di partecipazione, il rapporto è ancora più ampio: nel mio concorso eravamo 6.400 per 230 posti … però seduti agli scritti erano circa 3.000 e abbiamo consegnato in 2.376. Tutti i concorsi hanno un forte tasso di “mortalità”: molti fanno domanda per poi non partecipare, indi è poco utile fare un rapporto tra posti e domande iniziali, occorre fare un rapporto tra posti ed effettivi partecipanti. I numeri sono facilmente reperibili.

Veniamo alle scuole. Qui la tecnica del “lancio del sasso” raggiunge grande raffinatezza.

Si sostiene che la scuola è utile, serve, aiuta, e nel contempo che “si va lì per incontrare più notai possibili”…io avrei detto “più notai possibile” ma sugli “errori di battitura” mi soffermerò oltre. Ebbene, quale sarebbe lo scopo, secondo gli Autori? Semplice: può darsi che gli iscritti li ritroveranno in commissione …

Ora, in primo luogo è prassi ormai costante che i docenti delle scuole non siano chiamati a far parte delle commissioni. In secondo luogo, la realtà, vista da vicino, è opposta. In Italia la scuola più seguita (Scuola Notarile Napoletana) è stata fondata da un Notaio che mai ha ricoperto alcuna carica istituzionale nel Notariato, mai ha chiesto di entrare in commissione, ed è oggi tenuta dal medesimo insieme ad altri (tra cui il sottoscritto), nella medesima situazione. Dunque?

Potrei continuare, ma non voglio annoiare.

Cosa voglio dire con tutto questo: nessuno sostiene che esista una categoria immune da difetti, che non vi siano aspetti migliorabili o riformabili. Io stesso ne parlo

https://www.notaiocarlocarbone.it/blog/archives/153

Si vorrebbe però un dialogo con notizie certe, ove vi siano. Narrare storie a metà, usare numeri e cifre senza padroneggiarli, per dare l’impressione della grande denuncia, di aver scoperchiato chissà quali pentole … e poi non riuscire a soddisfare l’interesse suscitato, non mi pare sensato. Per dare un contributo, a mio parere, occorre avere certezze, non basta trincerarsi dietro mani oscure, occultamenti di prove, torbide voci all’italiana.

E poi, questa povera Italia delle professioni: vuoi vedere che il problema dell’economia è l’opera intellettuale? A pag. 101 si inneggia al risparmio sul professionista, nei Paesi in cui il Notaio è dipendente della banca o dell’assicurazione. In altre parole, il Notaio, l’Avvocato, il Commercialista, con il loro ufficetto con coordinato ora preso alla Coin magari, sono alle dipendenze di qualche capitalista … niente più controlli, niente più autonomia, niente più intelletto; chi fa le migliori economie di scala, offre consulenze a prezzo più basso, tanto poi, nel rapporto interno, decide quanto sborsare al professionista, anzi all’ormai ex professionista … ma il professionista non è forse la stessa persona che ha fatto il praticante per anni, che ha fatto code, sacrificato giovinezze, sopportato prepotenze? O basta passare il varco e da vittime da compatire si diventa carnefici, cattivi, rozzi, egoisti e da punire?

Ecco, la lente deve essere altra, non va bene dare per scontate certe verità .. tutti potrebbero farlo, sarebbe comodo così chiudersi a qualsiasi dialogo. Io pure potrei pensare che gli Autori del libro sono magari invidiosi, odiano i Notai per la loro “posizione” e fingono in malafede di non conoscerne il ruolo … ma non lo voglio pensare; o peggio ancora potrei pensare, di fronte a due Giornalisti, che il “sè stessi” di p. 100  il “più notai possibili” di cui sopra non siano errori di stampa ma gravi errori grammaticali, che dovrebbero far chiudere il libro senza andare avanti.

Magari tutto questo farà piacere ai due Autori, nell’ottica del “purchè se ne parli” … del resto, ho detto a Tecce che sono pronto ad approfondire le questioni, e la risposta è stata un “tu” automatico e spontaneo e la disponibilità ad un incontro, se lo organizzo … un onore davvero, roba da darsi uno schiaffo in faccia e chiedersi se non ci si è accorti di aver di fronte qualche reincarnato Montanelli.
Carlo Carbone