16 Mag Report, 15 maggio 2011, si dedica al notariato
Cari ragazzi,
ieri sera, come moltissimi, ho assistito alla puntata di Report dedicata al concorso notarile e ai concorsi universitari.
Pur condividendo, da parte della tv pubblica e di una trasmissione di servizio, l’interesse per il concorso pubblico che forma i nuovi notai, trovo che l’argomento non sia stato trattato nel modo giusto.
Il taglio del reportage è stato poco giornalistico e troppo “scandalistico”. Mi sarei aspettato qualcosa di più utile per un concorso pubblico così importante.
Ho visto un assiduo pennellare uno scenario macabro: il sistema delle scuole, i commissari colpevoli a sprazzi, i figli illustri, i candidati che lanciano lamette.
Invero, la superficiliatà non ha toccato soltanto le vicende di ottobre 2010 (annullamento delle prove dopo la ribellione dei candidati per aver scoperto che la traccia mortis causa era molto simile a quella assegnata, poco prima, alla Scuola di Notariato A. Anselmi di Roma), ma anche e soprattutto una serie di luoghi comuni, come la presunta ereditarietà del notariato o la facilità di lavoro.
Io, personalmente, non ho padre, nè nonno, nè zio, nè amante nel notariato. Ho trovato francamente poco corretto (non umanamente, ma proprio dal punto di vista giornalistico) l’atteggiamento dell’intervistatrice che, di fronte ai dati numerici (e la matematica non è un’opinione) presentati da Noto ( il 17,5% dei notai ha padri o fratelli notai, ed è percentuale più bassa rispetto a qualsiasi altra attività intellettuale in Italia) ha iniziato a fare facili ironie sui prozii o sulle amanti. Io le avrei risposto: anche se fosse, se una è amante di notaio le è vietato partecipare al concorso? E se partecipa e vince, dev’essere per forza una raccomandata?E poi parliamo tanto di dignità delle donne: esistono solo “le amanti”? “Amanti” è sostantivo invariato per il genere maschile e femminile.
Mi pare, comunque, un’equazione del tutto impropria: come a dire che se uno che ha parenti notai partercipa al concorso e lo vince è un raccomandato. E allora come si spiegano i figli di notai che vincono il concorso dopo 10 anni od oltre? E i tanti figli di notai che non lo vincono affatto? L’equazione è assai meno dimostrata rispetto a quelle che si potrebbero proporre in altri contesti, tra i quali anche quello mediatico. Ed è indimostrata proprio perchè esiste il concorso notarile, un filtro indiscutibile, e sicuramente più tranquillizzante di altri, nel nostro sistema- Paese.
Anche la chiusura mi è parsa superficiale: la clientela assicurata è un concetto inesistente, anche se è innegabile che diventare notaio dà maggiori facilitazioni “sul mercato” che diventare avvocato. Il punto è però questo: il notaio NON E’ sul mercato, non fa parte di quella logica e NON DEVE farne parte. Non si deve giudicare così l’attività notarile. Il notaio ha un minimo di clienti in quanto SERVE, in quanto eroga un servizio pubblico che lo STATO gli affida ritenendolo NECESSARIO. Il notaio svolge funzioni PUBBLICHE in forma privata, cioè con organizzazione di mezzi interamente a proprio carico. Ora, con quel che costano i servizi pubblici in Italia, averne uno ben funzionante ed efficiente non mi pare un “lusso” e se anche lo fosse, ce lo DOBBIAMO poter permettere.
I riferimenti al “sistema delle scuole” non mi sono chiari: la traccia era conosciuta verosimilmente da oltre metà dei candidati, e non credo la Anselmi abbia 1200 iscritti..ora, se io posso vederla ovunque (in primis su questo forum), perchè dovrei iscrivermi lì? Inoltre, questa storia del “vantaggio”: il concorso è una “gara” per 200 “eletti”, se la traccia la conoscono in 1200, davvero il vantaggio c’è? E poi, perchè la commissaria accusata (cui nel servizio si dava tutta la colpa) avrebbe dovuto favorire una scuola romana?
Ho temuto per un attimo, vedendo l’inquadratura della copertina dei miei casi, che si mettessero a leggere le tracce. Poi hanno inquadrato anche i casi Giuffrè e mi sono tranquillizzato.
Sulle prove di ottobre, poi, ho trovato, l’ho già detto in altra sede, poco ortodosso lo “scaricabarile”. La traccia, nel momento in cui è approvata, è di paternità di tutta la commissione, che la fa propria nel momento in cui la firma. Esattamente come un atto notarile preparato da un praticante : la responsabilità di chi è, in caso di errori, del praticante? No, perchè i notai controllano quella che è una mera bozza, la correggono, e la rendono propria, assumendone la paternità con una benedetta firma.
Indi, chiunque parli della vicenda, deve tenere ben presente di essere coinvolto in quella valutazione.
Io non sono tra i più rigidi accusatori dei c.d. “facinorosi”: trovo che abbiano protestato in maniera sbagliata, non ho dubbi sul condannare certe forme di reazione, ma in cuor mio riesco a comprendere, umanamente, la pur cieca rabbia. Non si può interrompere il concorso, non si deve.
Vorrei però che questa sterile guerra “notai vs non notai” finisse, una volta per tutte.
Agli amici candidati dico: è bene discutere dell’accesso, perchè l’accesso è il futuro del notariato; è interesse di tutti la chiarezza delle regole, e ne va preteso il rispetto, nei luoghi opportuni; non è bene però scendere nei luoghi comuni e nei compromessi di coscienza.
Sono certo che chiunque voglia diventare notaio ha presente (o almeno lo ha dopo pochi mesi di studio) vantaggi e svantaggi del notariato, e non può pensare a clienti garantiti e sigilli che si tramandano di padre in figlio.
Si trascende quando si passa, indebitamente, ad un altro piano: alla volgarizzazione di un’attività che moltissimi notai svolgono con dignità e rispetto.
Ciao a tutti